La cultura della manualità
Ci sono mille modi diversi per visitare e scoprire “l’altra Firenze”: l’Oltrarno. Il migliore è quello di andarci a piedi, attraversando uno degli storici quattro ponti sull’Arno: ponte alla Carraia, ponte Santa Trinita, ponte Vecchio o ponte alle Grazie. Si entra, così, nel quartiere di Santo Spirito, simboleggiato da una bianca colomba con raggi d’oro in campo azzurro.
Oggi li chiamiamo San Frediano, Santo Spirito, San Niccolò, Porta Romana, ma una prima divisione dell’Oltrarno ha origini lontane, in epoca medievale. Tra la fine del 1200 e gli inizi del 1300 la divisione della città fu abbandonata, per adottare nuovamente la soluzione dei quartieri. Tutto l’Oltrarno fu denominato quartiere di Santo Spirito e le sue aree furono suddivise in 4 gonfaloni: Drago, Ferza, Nicchio e Scala. Essi non erano omogenei per ampiezza, popolazione e tessuto sociale, ma erano caratterizzati da ampi spazi verdi entro le mura e dalla prevalenza di lavoranti dell’arte della lana e di artigiani, specialmente nei due Gonfaloni di San Frediano (Drago) e di Santo Spirito (Ferza).
L’Oltrarno, oggi, rappresenta una realtà viva dove si può cogliere, senza soluzione di continuità col passato, il “brusio” di generazioni di artigiani tenacemente attaccati agli antichi mestieri.
Nel dedalo di viuzze si possono ancora incontrare artigiani che conservano e tramandano originali e raffinati metodi di lavoro, direttamente discendenti da quegli artigiani che, nei secoli passati, hanno arricchito Firenze con i loro manufatti. Essi affidano la loro sopravvivenza al lavoro paziente e meticoloso di ogni giorno che viene apprezzato da chi cerca un manufatto artistico, un pezzo unico.